Mauro Montacchiesi

Fragmenta de cortona

“Fragmenta de Cortona”

Saggio Breve

(Portato di ricerca documentale)

(Autore: Mauro Montacchiesi)

Composizione del Saggio Breve:

 

* “Omaggio a Luca Signorelli”

 

* “Sua Eminenza il Cardinal Silvio Passerini”

 

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“Omaggio a Luca Signorelli”

* Sintesi biografica

* Pier Della Francesca

* L'Artista Luca Signorelli in breve

* Il Signorelli nella Cortona di oggi (Brevi cenni)

 

 

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Sintesi biografica

Luca d'Egidio di Ventura o Luca da Cortona, meglio noto come Luca Signorelli: pittore naturalista rinascimentale. Nato a Cortona (AR), fra il 1445 ed il 1450 (pur se Giorgio Vasari riporta il 1441), Repubblica di Firenze. Deceduto a Cortona, il 16 ottobre 1523. Aggregando ed applicando le sollecitazioni più avanzate, attuali ed incisive dell'Arte Toscana, il pittore cortonese esplicò un vigoroso ed inestimabile ruolo di trait-d'union tra centro e periferia, avvicendando fasi consumate nell'apogeo della creazione artistica (Firenze, Corte di Lorenzo il Magnifico-Urbino, Corte di Federico da Montefeltro), a fasi di diuturne permanenze in cittadine di secondaria importanza. Più o meno nel 1470 (la data non è precisamente riscontrabile), Luca Signorelli impalmò Galizia di Piero Carnesecchi, la quale gli diede due figli maschi e due figlie femmine: Antonio, Felicia, Tommaso e Gabriella. Giovanni Santi, padre di Raffaello, intorno al 1470 redasse una "cronaca rimata", nella quale catalogava, relativamente a quel periodo artistico, i pittori più salienti, inclusi quelli transnazionali e, tra questi: Filippo Lippi, Masaccio, Botticelli, Perugino, Leonardo, Piero della Francesca. Il Santi, in questo "catalogo", annoverò pure Luca Signorelli, tratteggiandolo "de ingegno et spirto pelegrino". "Pelegrino", ad enfatizzare, in virtù di una sagacia che postula un'esperienza de visu, il temperamento del Signorelli, in quanto: originale ed estroso, arguto e geniale, ricercato ed ardito nella creatività. Nella sua opera "Le vite", lo Scrittore d'Arte Giorgio Vasari redasse una monografia ottimamente certificata ed esegeticamente dettagliata di Luca Signorelli, senza tralasciare l'aspetto artistico, culturale e formativo del Sommo Artista cortonese. Il Vasari tratteggiò il Signorelli in quanto dotato di grande magistero, di ars inveniendi singolare ed eccentrica, di grande tecnica icastica. I vari stadi dell'evoluzione artistica del Signorelli, minuziosamente catalogati, furono comprovati e potenziati nelle esegesi posteriori. Talune accentuazioni del Vasari sono tuttora ritenute esagerate. Ad esempio quella relata ad excursus affettivi di origine familiare, in quanto il Vasari asseriva una parentela, seppur remota, con il Signorelli, risalente alla propria fanciullezza in Arezzo. Un'altra di queste accentuazioni vasariane, molto più topica e faziosa, è quella che assurge il Signorelli ad antesignano di Michelangelo. Luca Signorelli fu eletto, il 6 settembre 1479, nel Consiglio dei Diciotto. Da quel momento, a Cortona, gli furono assegnate diverse cariche pubbliche. A Roma, nel 1482, il Signorelli cooperò con il Perugino. A posteriori di questa esperienza (più o meno intorno al 1490), l'Artista si trasferì a Firenze, ove divenne importante ubi consistam del milieu dei De' Medici, entrando in relazione, tra l'altro, con l'Accademia Neoplatonica (*)...

(*) L'Accademia Neoplatonica fu un organismo di alta erudizione istituito a Firenze da Marsilio Ficino (**), nel 1459, nella Villa Medicea di Carreggi, su commissione di Cosimo de' Medici. La temperie culturale in seno alla quale l'Accademia Neoplatonica fu attiva, era, a quel tempo, cospicuamente contrassegnata dal Platonismo, resuscitato nella Penisola sul finir del '400, per mezzo dell'Umanesimo. La transitoria ricomposizione dello Scisma d’Oriente avvenuta nel 1438 e la caduta di Costantinopoli del 1453, che comportò una fuga di cervelli bizantini soprattutto verso l’Italia, permisero di avere in loco numerosi docenti ai quali affidare cattedre universitarie per l’introduzione e l’insegnamento della lingua greca, sicché Platone ed altri filosofi poterono essere letti senza intermediari.

(**) Filosofo ed umanista. (Figline Valdarno, 19 ottobre 1433-Carreggi, 1 ottobre 1499). Queste sono sue parole originali:

« Ai tempi nostri la Divina Provvidenza ama far poggiare la religione sull'autorità razionale della filosofia, fin quando al tempo stabilito, come ha già fatto una volta, la confermerà ovunque con i miracoli.. Per ispirazione quindi della Provvidenza abbiamo interpretato il divino Platone e il grande Plotino. » (Introduzione alle Enneadi)

…che gravitava, effettivamente, attorno a Lorenzo Il Magnifico. Luca Signorelli fu cooptato tra i notabili che formarono la commissione giudicatrice i vari progetti per la facciata del Duomo di Firenze. Luca, giusta quanto riportato dal Vasari, conduceva una vita sfarzosa e provava grande diletto nell'azzimarsi, catalizzando sempre una sorta di latrìa intorno e per la sua persona. Sempre giusta l'Aretino, il Cortonese soleva tenere un atteggiamento più da aristocratico che da pittore e si "azzimava"in maniera ricercata e raffinata:

« Fu Luca persona d'ottimi costumi, sincero et amorevole con gl'amici, e di conversazione dolce e piacevole con ognuno, e soprattutto cortese a chiunche ebbe bisogno dell'opera sua e facile nell'insegnare a' suoi discepoli. Visse splendidamente e si dilettò di vestir bene; per le quali buone qualità fu sempre nella patria e fuori in somma venerazione »

(Giorgio Vasari: Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti <1568>)

Signorelli, cospicuamente vincolato alle commissioni di area medicea, quando Piero de' Medici nel 1494 fu bandito, abbandonò Firenze, consacrandosi ininterrottamente a moltissime commissioni in Umbria, nelle Marche e nel Contado di Siena. Ed è così che il pittore si convertì in impresario, implementando un valido e funzionale laboratorio che si avvicinava moltissimo, per qualità e per produttività, a quello del Perugino. Il Signorelli, a questo punto sulla cinquantina ed in invidiabile vigore fisico, approdò all'apogeo della fama e degli allori artistici. Era assolutamente ed ottimamente introdotto nella High Society di quel contesto storico, ricoprendo nuovamente e diuturnamente topiche cariche nella struttura poilitica cortonese. Il Politico Signorelli entrò in relazione con salienti notabili quali: Vitelli di Città di Castello, Piccolomini di Siena, Pandolfo Petrucci, etc..Secondo quanto riportato dal Vasari, al Signorelli, correva l'anno 1502, a causa della pestilenza che flagellava Cortona, morì il giovane figlio Antonio. Sebbene sbigottito dal gravissimo lutto, l'Artista volle vedere la salma del figlio. Luca Signorelli chiese che la salma venisse denudata per poterla dipingere. Il Vasari afferma testualmente:

"..."con grandissima constanza d'animo, senza piangere o gettar lacrima [...], per vedere sempre che volesse, mediante l'opera delle sue mani quella che la natura gli aveva dato e tolto la nimica fortuna".

Taluni critici hanno ipotizzato che nel "Compianto sul Cristo morto" (Tempera su tavola-Museo Diocesano-Cortona)...

 

e nella sua, di lì a poco, riproduzione autografa nel Duomo di Orvieto (Cappellina dei Corpi Santi), il Signorelli abbia voluto trasporre il figlio nell'immagine del Cristo morto. L'aneddoto si confà congruamente con la sublimazione che Giorgio Vasari sovente destinava alle biografie dei Grandi Artisti, vieppiù essendo in questione il pittore che, nel suo progetto umanistico, era stato designato a precorrere il Sommo Buonarroti. Luca Signorelli fu amico di numerosi Artisti, tra cui il Perugino, Bramante ed il Pinturicchio. Di quest'ultimo, nel 1509, tenne a battesimo un figlio. E' molto probabile che fosse in strette e/o assidue aderenze anche con Michelangelo Buonarroti, poiché, nel 1513, quest'ultimo pretese la restituzione di un prestito, ma senza esito. La mancata estinzione del debito costò al Signorelli una denuncia presso il Capitano di Cortona, più una vertenza giudiziaria di cui, nondimeno, non è nota la sentenza. Va rilevato tuttavia che, se da un lato questa questione, così come è riportata, ergo ammesso che sia attendibile, getta un certo discredito sul Signorelli, da un altro certifica una stretta conoscenza tra i due Sommi Artisti. Da un'ampia certificazione storica si può evincere come sia esatta la descrizione che il Vasari, in "Le Vite", fornì del Signorelli, vale a dire: un capo ameno, faceto, aperto al dialogo, con un'ampia cerchia di amicizie e, soprattutto un amante dell'eleganza e del lusso. Lo si potrebbe definire un "rinascimentale dandy ante-litteram". Inconfutabilmente non era un soggetto provinciale, bensì un soggetto "à la page", sia per l'abbigliamento, sia per l'evoluzione della Cultura e dell'Arte di fine '400-inizio '500. L'incontro tra il bambino Giorgio Vasari (di otto anni) ed il Signorelli (ormai anziano), avvenuto nella casa dello stesso Vasari, ad Arezzo nel 1523, viene descritto in maniera estremamente commovente in "Le Vite". I Vasari erano lontani parenti del Signorelli. Quando Giorgio Vasari scrisse la biografia del Signorelli, ne fornì un'immagine vivace e pregna di affettuoso rimpianto per la persona:

« Fu condotta quest'opera da Cortona in Arezzo, sopra le spalle degl'uomini di quella Compagnia; e Luca, così vecchio come era, volle venire a metterla su et in parte a rivedere gl'amici e parenti suoi. E perché alloggiò in casa de' Vasari, dove io era piccolo fanciullo d'otto anni, mi ricorda che quel buon vecchio, il quale era tutto grazioso e pulito, avendo inteso dal maestro che m'insegnava le prime lettere, che io non attendeva ad altro in iscuola che a far figure, mi ricorda, dico, che voltosi ad Antonio mio padre gli disse: "Antonio, poi che Giorgino non traligna, fa ch'egli impari a disegnare in ogni modo, perché quando anco attendesse alle lettere, non gli può essere il disegno, sì come è a tutti i galantuomini, se non d'utile, d'onore e di giovamento". Poi rivolto a me, che gli stava diritto inanzi, disse: "Impara parentino">

(Giorgio Vasari-Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti <1568> Vita di Luca Signorelli da Cortona, pittore)

Dopo questa breve permanenza ad Arezzo, il Signorelli tornò a Cortona, con l'intenzione di riposare, ma siccome non era capace di restare inoperoso, riprese a dipingere con grande, giovanile fervore. Poco dopo morì rovinando a terra da un'impalcatura mentre supervisionava lavori commissionati da Sua Eminenza il Cardinale Silvio Passerini. E' verosimile che sia stato sepolto nella sede della Confraternita dei Laudesi (o di Or San Michele o, per esteso, della Beata Vergine pura Madonna Santa Maria di San Michele in Orto, era una confraternita di Firenze), di cui faceva parte. Era il 16 ottobre 1523.

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Pier della Francesca

 

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(Essendo Pier Della Francesca considerato il “Maestro” di Luca Signorelli, è d’uopo formularne un’epigrafica critica tecnico-artistica, onde poter meglio comprendere lo stesso Signorelli, sebbene, poi, si siano verificate delle diversificazioni)

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Pittore italiano (Sansepolcro 1415/20-1492). Il suo iter formativo si perfezionò, verosimilmente, durante un diuturno soggiorno a Firenze. L’Artista biturgense (Gli abitanti di “Borgo di San Sepolcro, in vernacolo “El Borgo”: borghesi <o biturgensi>; non altrettanto conosciuto il neologismo erudito burgensi; inesatto dire “borghigiani”) metabolizzò, quindi, le più innovative tecniche fiorentine, dal plasticismo del Masaccio (Castel San Giovanni/AR), all’austerità creativa e prospettica derivante dall’asse Brunelleschi (Firenze)-Alberti (Firenze), alla luminanza limpida della pittura dell'Angelico (Vicchio-Valle del Mugello-Firenze) e di Domenico Veneziano (Epiteto del pittore Domenico di Bartolomeo. Venezia, 1450-Firenze, 1461. La sua tecnica applicativa dei cromatismi limpidi e cristallini, permeati di luminosità, diventerà lo starting-point per Pier Della Francesca, mentre dal trend lineare attingerà l’Arte di Andrea Castagno e di Antonio e Piero Paolo Pollaiolo, con incidenza, topica, ma indiretta, sul Signorelli). Il Della Francesca sviluppò una soggettivissima, eterogenea e sui generis maniera icastica, come, ad esempio: luce astratto-metafisica con valenza di luminanza atmosferica e non di piano di appoggio, che permea ed intride un panorama che è, nel contempo, dimensione mentale e lirica rievocazione di dati oggettivi e concreti. Forme fastose, austere, immote, una dimensione sospesa e rarefatta. In alcune opere del Della Francesca, la connotazione aulica e liturgica si trasforma in figure ed in modellati di sublime ed astratto- metafisica raffinatezza. In altre opere emergono, per contro, divine raffigurazioni, i cui protagonisti si spostano con solenne gravità, in una superficie gestita dalle superiori leggi dell’armonia. In altre ancora, emerge un silenzio sospeso che trova, nell’austerità euclidea delle figure, la sua più sublime esaltazione. Ed ancora: eccellente soluzione dei rapporti spaziali tra ambiente architettonico e figure umane, meravigliosa eleganza della stesura iconica ed arguzia descrittiva dei dettagli, elementi, questi, epifanici dell'Arte Fiamminga. La collocazione completamente sui generis di Piero Della Francesca nel canone artistico rinascimentale, di cui è topica icona, viene enfatizzata dal suo ruolo aggiuntivo di maître à penser, svolto, particolarmente, negli ultimi anni di vita: La monografia De prospectiva pingendi e il vademecum De quinque corporibus regularibus, sono epifanici della fiducia del pittore nelle leggi sovrane della “divina” proporzione matematica, portato dell'armonia cosmica e, similmente, epilogo saliente dell'esperienza pittorica.

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L'Artista Luca Signorelli in breve

 

Pittore fecondamente estroso, si rivelò uno dei più cospicui del Proto-Rinascimento. Il Vasari riferisce che l'Esimio Artista, il quale ultimò il proprio iter formativo in virtù di diverse tappe a Firenze, fu discente di Pier della Francesca, del quale risentì dell'incidenza artistica e del quale metabolizzò l'originalissimo taglio prospettico. Giorgio Vasari, inoltre, riporta che l'Artista cortonese: "Molto nella sua giovanezza si sforzò d'imitare il maestro, anzi di passarlo". Quanto asserito dal Vasari è riscontrabile nei, seppur esigui, brandelli dell'opera di gioventù affrescata per la torre del Vescovo di Città di Castello (Madonna con Bambino ed i SS. Girolamo e Paolo <1474>), preservata nella Pinacoteca Comunale della cittadina umbra. Il Signorelli fu latore di una dialettica artistica ben dissimile e, giudicando da diverse angolazioni, antitetica a quella del Maestro di San Sepolcro e dei suoi antecessori, sicché deve essere contemplato come Artista differenziato da quel canone. La pittura del Signorelli rigurgita e riverbera di vibranti incisività e vivacità. I "nudi", per inciso, attingono peculiari cacumi di estetica "umanistica", prodromi ante-litteram dell'Arte del Buonarroti. Topici per il Signorelli si rivelarono, nondimeno, i richiami e le sollecitazioni dei canoni fiorentini, con i quali, molto presto, entrò in relazione. Dai capolavori della prima fase artistica del pittore riverbera già la sperimentazione diretta ad approdare ad una simbiosi tra rilievo ed incisività dei modellati e vivacità dei tratti, il che colloca Luca Signorelli in una condizione sui generis meditando, vicino alla primigenia preparazione ed al pacato effetto-spazio di Pier della Francesca, sulle sincrone sperimentazioni e la vigorosa vitalità lineare di Antonio Benci, alias Il Pollaiolo (Pittore nato a Firenze nel 1431. Dal Pollaiolo, per inciso, il Signorelli mutuò il diligente e scrupoloso studio per l'anatomia umana) o di Andrea Di Michele Cioni, alias Il Verrocchio (Pittore nato a Firenze nel 1437-Dal Verrocchio il Signorelli apprese ed approfondì le ricerche dinamiche), con un'enfasi nella performance delle peculiarità anatomiche delle forme. Luca Signorelli si avvicinò, quindi, al milieu artistico di Urbino e, di questo periodo, famosi sono i dipinti, a colori sciolti in acqua:

-Del Duomo di Orvieto

-La coppia di piccole tavole con la "Flagellazione" e con la "Madonna con Bambino" (in principio si trattava di una mono-tavola processionale di Santa Maria del Mercato, di Fabriano, dipinta su entrambe le facce), preservate nella Pinacoteca di Brera (Milano);

-Il "San Giorgio" (custodito a Londra);

-Gli affreschi (Venusti angeli e vigorose figure di evangelisti e dottori della Chiesa) della sagrestia della Cura della Basilica di Loreto (1479-1480).

La "Flagellazione" (1475) è indicata, convenzionalmente, come primo capolavoro eseguito dal Signorelli. Un'opera la quale, per suggestiva e lucente aura e per strutturazione di angolazione e visuale, rievoca, de facto, Pier della Francesca, come pure la formazione spaziale urbinate di matrice lauranesca (*)...

 

(*) Luciano Laurana, architetto. Nato a La Vrana/Zara/Dalmazia, nel 1420 e deceduto a Pesaro nel 1479. Le scarne notizie e documentazioni sulla sua formazione artistica e sulla sua attività, non ne permettono una chiara e precisa collocazione o catalogazione critica, nondimeno partecipò alla realizzazione del Palazzo Ducale di Urbino. Questa mancanza di dati certi ha contribuito a rendere il Laurana quasi una leggenda, nonostante i suoi contatti con il Brunelleschi, dal quale attinse le tecniche architettoniche rinascimentali. Federico da Montefeltro lo nominò "Ingegniero e capo di tutti li maestri" per l'edificazione del Palazzo Ducale.

 

…Alle masse ed agli spazi di Pier della Francesca ed al vigore cromatico di Melozzo da Forlì, Luca Signorelli coniuga, nei modellati, la semantica iconico-icastica ed energicamente vivace dei tratti, mutuandola dal Pollajolo. A Loreto, nel Sacrario della Cura, la "Conversione di San Paolo" palesa egregiamente la peculiarità del grave ed intenso pathos dell'iconica dialettica, incisivamente rilevata e vigorosa, di Luca Signorelli. Dialettica iconica sincronamente e paradossalmente omologa e disomologa da quella del Pollajolo, in primis et ante omnia in virtù delle masse delle figure captate ed analizzate angolarmente, avvolte da luminosità trasversalmente aggressive e vivaci. Relativamente a ciò si sono congetturate attinenze con i canoni di Ferrara, di cui uno dei principali esponenti fu Ercole de' Roberti. A Roma (da questo momento in poi viene considerato concluso il “periodo giovanile”), Luca Signorelli cooperò con il Perugino e, nella Cappella Sistina, nel 1481 realizzò il "Testamento di Mosè" (Mosè consegna la verga a Giosuè) e la Morte di Mosè (aiutato da Bartolomeo della Gatta). Successivamente a questa esperienza, il Signorelli realizzò moltissimi, ulteriori capolavori, peculiari e singolari per il loro fitto modello creativo contraddistinto da cromie e da luminosità subordinate alla determinazione delle masse nello spazio, es: "Pala Vagnucci" (1484-Perugia-Galleria Nazionale), "Pala d'altare <Madonna col Bambino, quattro Santi e tre Arcangeli>" (1484-Cappella del Duomo di Perugia-questa pala enfatizza un cospicuo ed irrefutabile magistero nella performance anatomica), "Circoncisione" (1491-Londra, National Gallery), i due tondi " Madonna con Bambino e Sacra Famiglia-Madonna con Bambino e nudi nell'arrière-plan (1490-95, Firenze-Uffizi), "Educazione di Pan" (1490-92. Quest'ultima opera fornì al Signorelli un'ottima chance per manifestare e veicolare la propria intelligenza dell'universo classico. I Capolavori appena enumerati enfatizzano l'eccezionale organizzazione spaziale, l'impressione del rilievo dei modellati, l'opimo processing tonale, i compositi richiami emblematici ed umanistici, da contemplare in quanto portati più sublimi del cerebralismo e del concetttualismo fiorentini, di patente estrazione neo-platonica. L'Ars Inveniendi, l'afflato icastico e l'impronta tecnica del Signorelli, patenti nel penchant dei modellati a coartare l'off-limits prospettico del telaio ("Adorazione di Magi-Parigi-Louvre", "San Sebastiano-Città di Castello-Museo"), si esaltarono nel metodo-procedimento dell'affresco. Una connotazione eminentemente narrativa risalta nelle fastose serie del chiostro grande dell'Abbazia di Monteoliveto Maggiore ("Storie di San Benedetto" 1497-98), in cooperazione con il pittore vercellese Giovanni Antonio Bazzi, alias Il Sòdoma (*)…

 

(*) La sua pittura decorativa, opima di rappresentazioni sofficemente voluttuose, realizzate per mezzo dei cromatismi, determina modelli creativi e tecniche iconiche che si collocano quali postulati figurativi del Manierismo in Toscana. Peculiarità dell’Arte del Sòdoma sono: Sensualità, eleganza e sinuosità delle scansioni esornative.

 

…L'Arte di Luca Signorelli, nel periodo finale, acquisisce una potente enfatizzazione tragica ed icastica, tangibile nella famosa teoria di affreschi con "Il Giudizio Universale" (Cappella Brizio-Duomo di Orvieto-1499-1503). In questo sito sono affrescate, inoltre, "Storie dell'Anticristo" (in questo capolavoro patenti sono le antifone allegoriche al "profeta disarmato" <espressione del Machiavelli>, al domenicano "eretico" Fra' Girolamo Savonarola), "Resurrezione della carne", "Inferno", "Paradiso" e molteplici iconografie suggerite dalla Divina Commedia di Dante. E’ l’iconografizzazione complessa ed eterogenea, infuocata e veemente, incisiva e travolgente, talora cinica nelle sue performance iconiche, di un ciclo dantesco superlativo e drammatico che, esclusivamente nel Buonarroti, ritroverà un Artista altrettanto "Sovrumano", dal Sommo Magistero, ovvero in grado di rievocarlo e di continuarlo figurativamente, sulla base e sul riferimento di un universo mitizzato. Il plesso dei condannati all’Inferno fantasticato e poi reificato in Arte dal Signorelli, già palesa valenze plastico-estetiche configurabili quali prodromiche ante-litteram della drammaticità dell’Arte Rinascimentale del ‘500. A motivo del crescente e vieppiù assiduo condizionamento della "bottega" (Il Signorelli era diventato "imprenditore"), l'output artistico dei due decenni finali enfatizza una non indifferente incostanza qualitativa, avvicendando creazioni fragili ed iterative ("Madonna con Bambino e Santi" Roma, Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo) ad altre di puro ed autentico afflato iconografico che riverberano delle ultimissime innovazioni come, ad esempio: "La Comunione degli Apostoli" (1512-Cortona-Museo Diocesano), che palesa motivi raffaelleschi. Un vasto numero di chef-d'œuvre di Luca Signorelli, di ovvio ed altissimo pregio, sono preservati presso il Muso del Louvre di Parigi e presso gli Uffizi di Firenze. Il Vasari, nelle sue "Vite" (1568), individua, nel Signorelli, il Sommo Pittore che spalancò le porte ai superni, più aulici e sublimi fastigi dell'Arte.

 

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Il Signorelli nella Cortona di oggi

(Brevi cenni)

 

La Nobile Città Etrusca di Cortona ricorda il Suo Illustre Genio in suoi vari punti, tra cui:

-Cinema Teatro Luca Signorelli-Accademia degli Arditi-Piazza Signorelli

 

-Liceo Classico “Luca Signorelli” * Vicolo del Teatro n.4

 

 

 

-Bar Signorelli * Via Nazionale 1

 

 

 

-La centralissima Piazza Signorelli (Tra Via Casali e Via Dardano)

 

 

 

 

-Via Luca Signorelli (da Camucia alla periferia di Cortona)

 

 

 

 

-Il Museo Diocesano * Piazza del Duomo

 

 

 

 

Il Museo Diocesano, nella quarta delle sue nove sale, consacrata al Genio di Luca Signorelli, ospita talune delle sue opere eseguite (da lui stesso o dalla bottega) per le più importanti chiese di Cortona e, tra queste opere, “L’Assunzione della Vergine”. Incontrovertibilmente, i capolavori autografi più famosi e degni di nota qui alloggiati, sono: “Il Compianto sul Cristo morto” e “La Comunione degli Apostoli”. Da ricordare anche: “Compianto sul Cristo morto tra angeli e santi” e”Immacolata Concezione e santi”.

 

-Chiesa di San Domenico * Largo Beato Angelico, 1 * Madonna col Bambino e santi

 

- Chiesa di San Niccolò, nella via omonima * Sull'altare maggiore è posto il gonfalone della Compagnia di San Niccolò, pitturato da Luca Signorelli, su entrabi i lati: a recto porta il “Compianto sul Cristo morto”, a tergo la “Madonna col Bambino e i Santi Pietro e Paolo”.

 

-Chiesa di San Francesco * In Via Berrettini * XVI secolo * MEMORIA DI LUCA SIGNORELLI

È documentato che la cerimonia funebre in suffragio di Luca Signorelli, morto a Cortona nel 1523, fu tenuta nella chiesa di San Francesco. Nel terzo altare della parete sinistra si trova un capolavoro di Pietro da Cortona (1597-1669): “L'Annunciazione”, uno dei dipinti più pregiati ed affascinanti del XVII secolo. Nella cripta ipogeica, oggi non più agibile perché interrata nel XVII secolo, fu tumulato nel 1523, verosimilmente, Luca Signorelli. Al tempo la cripta era agibile e di proprietà della Compagnia dei Laudesi, della quale, verosimilmente, Signorelli era membro. Una certezza di ciò, ovvero il rinvenimento dell’avello, si potrebbe ottenere con l’asportazione dei calcinacci che intasano tuttora l’ipogeo. Nel frattempo, la Cittadinanza Cortonese ha allogato, a lato della facciata del tempio cristiano, un busto bronzeo ad memoriam di Luca Signorelli.

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Sua Eminenza il Cardinal Silvio Passerini

 

 

Silvio Passerini: Cardinale e Vescovo cattolico italiano. Nato a Cortona (AR) nel 1469-Deceduto a Città di Castello il 20 aprile 1529. Di casata nativa di Firenze, in questa città Silvio si stabilì nel 1494. In virtù dell’intervento nepotistico dell’aristocratico Mario Zefferini (*) e di suo padre (che venne incarcerato per difendere la causa dell’opposta fazione medicea, nel turbolento periodo in cui fu ostracizzato Piero il Fatuo <Piero di Lorenzo de’ Medici, alias il Fatuo o lo Sfortunato. Primogenito di Lorenzo de’Medici e di Clarice Orsini. Fratello maggiore di Giovanni de’Medici>), fu cooptato nell’entourage della Famiglia de’ Medici ed avviato ad un rutilante cursus honorum clericale…

(*) In Cortona sono presenti diversi retaggi degli Zefferini. Esempio:

-(XIII secolo) Chiesa di Sant'Agostino. Vi fu tumulata e poi preservata, all’interno di un’arca marmorea, la salma del monaco agostiniano Beato Ugolino Zefferini Cortonese (1320-1370).

-(XVI secolo) Palazzo Zefferini. Venne edificato su un sito ove, un tempo, si ergevano vetuste residenze degli Zefferini, tra Vicolo Iannelli, Via Cioli, Via del Gesù e Via Casali. Opera di Filippo Berrettini, parente di Pietro da Cortona.

-(XVIII secolo) Famiglia Zefferini (fasc. 4939) * Luoghi: Cortona e Firenze (Santo Spirito, Scala)

Blasoni: L.oro 184.37-Di rosso, seminato di plinti d’argento, al leone attraversante di nero, e al capo cucito d’Angiò.

 

 

La Famiglia venne ammessa al Patriziato di Cortona nel 1758. (Archivio di Stato di Firenze)

 

-La Corale Zefferini * Tenori, bassi, soprani e contralti, questi sono i registri eterogenei, vocali e polifonici, che compongono ed animano la Corale Zefferini, per un totale di venti Artisti. Il Sancta Sanctorum (per traslato: privilegio e distinzione) della Corale Zefferini è costituito da: “Laudario Cortonese”, “Canto Gregoriano”, “Musica Sacra”, “Musica Folkloristica”, “Musica Classica”. Ai nostri giorni, l’Accademia Etrusca di Cortona preserva “Il Laudario Cortonese” <Codice Cortonese 91 del XIII secolo>, un tempo di proprietà della Confraternita di S.Maria delle Laude, di Cortona. La Corale ha sede presso la parrocchia cortonese di San Filippo. Le esecuzioni, per lo più, avvengono nel Duomo di Cortona.

 

-Via Zefferini (Palazzo Zefferini)

 

…Il giovane Silvio, avvolto dall’alone protettivo di Lorenzo il Magnifico, approdò ad un serratissimo sodalizio con il secondogenito di questi: Giovanni di Lorenzo de’ Medici, futuro Papa Leone X (*). I due amici, sul fronte francese, furono imprigionati. (*)...

(*) Papa Giulio II, al fine di opporsi ai Francesi di Luigi XII in Italia, promosse la Lega Santa, a cui parteciparono, nel 1511: Inghilterra, Sacro Romano Impero, Regno di Spagna e Repubblica di Venezia. L’accrochage militare ebbe luogo l’11 aprile 1512, nella cruentissima Battaglia di Ravenna, in cui Giovanni de’Medici, mentre presenziava al violentissimo urto, venne imprigionato. L’Armata Francese, a prescindere dai cospicui danni riportati, conseguì la vittoria e si avviò in direzione di Milano. Tuttavia, essendo ben noto che un’armata imperiale era in procinto di calare in Italia dalla Svizzera, i Francesi furono obbligati ad uscire dai confini lombardi e risolsero di tenere come ostaggio il Cardinale de’Medici, tentando di tradurlo in suolo francese. Durante la traversata del fiume Po, nondimeno, il Cardinale si valse ad eludere i propri guardiani ed a raggiungere Ravenna.

(*) Il protoinsediamento più noto di Viareggio si identifica in una torre di legno a presidio della costa, edificata dai Lucchesi, nel 1169, a Castel del Bosco. Soltanto dopo il 1441 cominciò ad evolversi un ristretto borgo. In quell'anno, infatti, i Lucchesi furono obbligati ad abdicare al Porto di Motrone, in favore di Firenze, bramosa di un proprio porto tirrenico. La controversia tra Firenze e Lucca venne risolta, a favore di Firenze, con "Lodo arbitrale di Leone X, del 10 settembre 1513". Successivamente, i Lucchesi realizzarono una prima bonifica, eressero la Torre Matilda (torre-fortezza, 1534) ed iniziarono le opere di sbancamento per la costruzione del porto (1576). Tra una lunga sequela di problemi, soprattutto la malaria, iniziò la vita del borgo, di Viareggio. Volendo romanticamente spaziare in un'ucronistica psichedelia, si potrebbe azzardare che, paradossalmente, la "Perla del Tirreno" e tutta la sua storia, le sue tradizioni, il suo folklore, i suoi personaggi illustri, esistono in virtù ed a cagione degli interessi di questo Papa fiorentino: un de' Medici. (E' semplicemente paradossale soltanto pensare che una controversia tra Lucca e Firenze sia stata risolta con lodo arbitrale di un fiorentino).

...Silvio, affrancato dal giogo francese, aderì alle dipendenze apostoliche. Il Pontefice lo nominò Legato e lo assegnò prima a Perugia, poi ad altre realtà umbre. In questo periodo Silvio Passerini ammassò un cospicuo patrimonio. Quando, nel 1512, i Medici rientrarono a Firenze, il Passerini fece ritorno nella sua Cortona. L'11 marzo 1513 l'amico Giovanni de' Medici fu elevato al trono di Pietro con il nome di Leone X. A questo punto il potere di Silvio Passerini lievitò ingentemente. I fratelli Silvio, Valerio e Cosimo Passerini, in virtù di una bolla apostolica del 22 dicembre 1514, ricevettero, in concessione feudale, Petrignano del Lago (Frazione del Comune di Castiglion del Lago <PG>, sulla strada etrusco-romana che collega il Trasimeno a Cortona). Altresì al Passerini fu regalato il Palazzo del Popolo di Cortona, che egli si affrettò a restaurare. Al Palazzo del Popolo, affrescato in diverse sezioni dal Signorelli (Il Signorelli morì mentre decorava la cappella privata di Palazzo Passerini, cadendo da un ponteggio), fu cambiato il nome in Palazzo Passerini (Da questo Palazzo il Passerini governò la propria circoscrizione episcopale). Lo stesso anno Leone X autorizzò il Passerini ad accordare indulgenze a tutti coloro in visita al Duomo di Cortona, vale a dire alla Cattedrale di Santa Maria, nonché ad ingrandire il tempio. Silvio Passerini, il 1 luglio 1517, fu elevato alla dignità cardinalizia e cinque giorni dopo ottenne il titolo cardinalizio (i titoli cardinalizi sono chiese della diocesi di Roma, il cui nome e le cui proprietà sono vincolati ad un cardinale, all'atto della sua creazione) di San Lorenzo in Lucina, a Roma. Il 15 novembre 1521 il Passerini fu nominato anche Vescovo della Diocesi di Cortona, che ampliò a detrimento delle diocesi fiorentina ed aretina e di cui ristrutturò l’organizzazione amministrativa. Le topiche funzioni svolte dal Passerini per la sua Cortona risultano certificate dagli interventi effettuati nel complesso cittadino, in primis l'edificazione della villa rinascimentale nota come "Palazzone"!

 

Il 1 dicembre 1521 morì Papa Leone X, anno in cui il Pontefice aveva scomunicato Martin Lutero. Gli succedette Adriano VI (Adriaan Florenszoon Boyens-Utrecht, 2 marzo 1459-Roma, 14 settembre 1523). Fu eletto Papa Il 9 gennaio 1522, di fatto all'unanimità. Adriano VI intraprese una politica riformatrice che, però, incontrò l'opposizione dei Cardinali ed il suo Pontificato fu singolarmente breve. A posteriori della morte di Leone x, comunque, le redini della Famiglia de' Medici furono rilevate dal Cardinale Giulio de' Medici, il quale, alla morte di Adriano VI, con il sostegno dell'Imperatore e dopo un conclave durato cinquanta giorni e pregno di disaccordi, fu assurto al Trono di Pietro con il nome di Clemente VII. Era il 19 novembre 1523. A causa dell'elezione, il Cardianle Giulio dovette lasciare Firenze per Roma ed affidò il governo della città toscana ad Alessandro de' Medici (suo presunto figlio naturale), ad Ippolito de' Medici (suo nipote, più tardi Cardinale) ed al Cardinale Silvio Passerini (nominato Governatore di Firenze e reggente-tutore dei rampolli medicei). Il Passerini fu considerato e divenne, di fatto, un membro della Famiglia de' Medici. Nel 1527 (Sacco di Roma), con il bando dei de'Medici da Firenze, il Cardinal Passerini, abbandonata la città, rientrò nella sua Cortona. Quando nel 1530 la Famiglia de' Medici fu "restaurata" al potere di Firenze, la città fu affidata al Duca Alessandro (Alessandro di Lorenzo, alias Il Moro. Ultimo discendente del ramo principale dei de' Medici. Signore e primo Duca ereditario della città. Figlio naturale di Clemente VII. Moro perché nato da un rapporto tra Giulio de' Medici ed una fantesca meticcia. Abbattuta la Republica Fiorentina, in virtù dell'intelligenza tra Carlo V e Clemente VII, supportato dalle armate spagnole, Alessandro diventò il nuovo Signore-Duca di Firenze. Aderto al potere, principiò una teoria di profonde, sostanziali e rivoluzionarie metamorfosi delle istituzioni repubblicane. Essendo a lungo soggiornato presso l'aula palatina di Carlo V, ne importò e ne adottò le tradizioni ed i costumi, nonché alcune prassi, come quella di crearsi un entourage di biechi Lanzi, equipaggiati di alabarde. Il proprio governo assunse peculiarità "principesche", convergendo verso una sistematica e rapida cassazione degli emblemi comunali più tradizionali di Firenze. A cagione di tutto ciò, Silvio Passerini esodò definitivamente dalla ribalta politica di Firenze e "rimpatriò" nella natìa Cortona. A Piazzano, Bettolle, Petrignano del Lago, Silvio Passerini commissionò e sovvenzionò la costruzione di meravigliose ville e fu munifico protettore di Giorgio Vasari, di cui comprese il genio creativo ed intellettivo-intellettuale, quando questi era ancora adolescente. Il Passerini condusse il Vasari a Firenze, ove questi seguì il proprio artistico iter formativo.

«L’anno 1523 passando per Arezzo Silvio Passerini cardinale di Cortona, come legato di papa Clemente Settimo, Antonio Vasari suo parente menò Giorgio suo figliuol maggiore a fare reverenza al cardinale; il quale veggendo quel putto, che allora non aveva più di nove anni, per la diligenza di messer Antonio da Saccone e di messer Giovanni Polastra eccellente poeta aretino, essere nelle prime lettere di maniera introdotto, che sapeva a mente una gran parte dell’Eneide di Vergilio, che gliela volle sentire recitare, e che da Guglielmo da Marzilla pittor franzese aveva imparato a disegnare, ordinò che Antonio stesso gli conducesse quel putto a Fiorenza. »

(Testo originale di Giorgio Vasari)

«Condotto poi, l’anno 1524, a Fiorenza da Silvio Passerini cardinale di Cortona, attesi qualche poco al disegno sotto Michelagnolo, Andrea del Sarto et altri.»

(Testo originale di Giorgio Vasari)

 

Silvio Passerini presenziò alla "Prima" della commedia considerata il capolavoro del Teatro del '500, nonché inestimabile classico della Letteratura Italiana: "La Mandragola", di Niccolò Machiavelli. Ad Andrea del Sarto ed a Raffaellino del Garbo, in Firenze, commissionò alcuni cartoni per arazzi, attualmente preservati a Cortona, nel Museo Diocesano. Il 20 aprile 1529, dopo aver consacrato gli ultimi suoi anni alla causa dei de'Medici,

Sua Eminenza il Cardinal Silvio Passerini

spirò a Città di Castello. Il suo sepolcro è nel suo titolo di San Lorenzo in Lucina, a Roma.

 

 

 

 

 

 

 


 

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Published on e-Stories.org on 05.01.2017.

 
 

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