Mauro Montacchiesi

LETTERA AD UN AMICO/AD UN’AMICA

Amicum an nomen habeas, aperit calamitas.
Se tu abbia un amico, o solo uno che tale si dice, te lo chiarirà la sventura.

Sono parole di Publilio Siro (in latino: Publilius Syrus; I secolo a.C. – ...) drammaturgo romano.

 

***

Carissimo/Carissima, la tua Amicizia è uno dei miracoli più sublimi, più straordinari che la vita mi ha fatto.

La mia anima ha scelto la tua, la tua la mia.

Hanno percorso insieme un gran tratto delle nostre vite e continueranno a farlo, per renderle sempre più profumate, più vibranti, più policrome, più gradevoli, più degne di essere vissute.

Due scintillanti mosaici, le nostre vite, intarsiati di gemme di pathos.

Nei momenti di smarrimento, di dolore, sapere che tu c’eri, sapere che io c’ero, ci ha permesso di non arrenderci, di combattere.

Il distacco, talora forzato, ha ancor di più cementato la nostra Amicizia.

La lontananza, similmente al vento che spegne le candele ed alimenta il fuoco, spegne le fragili amicizie ed alimenta quelle monolitiche.

Sono convinto che nulla possa rendermi più forte delle struggenti, vivide memorie di una vita vissuta con te, con un Amico/con un’Amica.

Intensa e piacevole è l’emozione della tua familiarità o l’infinito viatico di averti rivelato i miei più intimi segreti con metafisica quiete.

Sono felice di rivederti dopo che sei stato/dopo che sei stata lontano, di nuovo sentire la tua voce e sviluppare quelle conversazioni alle quali, mai abbiamo messo un punto.

Tu, Amico mio, Amica mia, sei un raggio di stella in un’alba dorata.

Sei un raggio di stella che si insinua tra le umide brume invernali.

Sei la linfa scintillante di un primaverile torrente. Sei un suono, sei la melodia di un usignolo tra i respiri di maggio.

Vorrei essere il giusto algoritmo per sciogliere le tue ansie, come tu vorresti esserlo per me.

Non sono la pietra filosofale delle tue incertezze, delle tue inquietudini, come tu non lo sei delle mie, perché siamo umani.

Tuttavia, le posso avvertire, percepire, come tu puoi avvertire, percepire le mie.

Io starò sempre vicino a te, tu starai sempre vicino a me.

Se c’è un baratro davanti a te, io porgerò forte la mia mano.

Se c’è un baratro davanti a me, tu porgerai forte la tua mano.

I tuoi sorrisi sono i miei sorrisi, le tue vittorie sono le mie vittorie.

I miei sorrisi sono i tuoi sorrisi, la mie vittorie sono le tue vittorie.

“L’Amicizia raddoppia le gioie e divide le angosce a metà”. (Sir Francis Bacon)

Carissimo Amico, carissima Amica, io ti accetto come tu sei, tu mi accetti come io sono!

Ben ci illumina “Il Libro del Siracide”, dalla biblica Vulgata:

“Qui autem invenit illum amicum, invenit thesaurus”

“Chi trova un amico, trova un tesoro”

Noi abbiamo avuto questa fortuna.

-

Il Libro del Siracide (greco Σοφία Σειράχ, sofía seirách, "sapienza di Sirach"; latino Siracides) o più raramente Ecclesiastico (da non confondere con l'Ecclesiaste o Qoelet) è un testo contenuto nella Bibbia cattolica (Settanta e Vulgata) ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanakh).

 

In greco la frase è "ὁ δὲ εὑρών αὐτον εὗρεν θησαυρόν"

(traslitterato è "ho de heurōn auton heuren thēsauron").

 

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Published on e-Stories.org on 03.07.2021.

 
 

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